Articolo pubblicato sul sito www.casadalena.it
IL MESSERSCHMITT DI DON MICHELE MESSORE
di ALFONSO DI SANZA D'ALENA
Metà degli anni Cinquanta, periodo di adattamento ai grandi cambiamenti: la guerra era finita, la monarchia caduta, la Repubblica era appena nata e l’Italia poco alla volta si risvegliava dal torpore e dagli orrori del secondo conflitto mondiale. Lungo la strada che da Roccaraso scende a Castel di Sangro, la calma di un caldo pomeriggio viene interrotta dallo scoppiettio del motore di uno strano veicolo. Pareva un incrocio tra un siluro ed un aeroplano e di quest’ultimo imitava la forma del carrello di atterraggio, due ruote anteriori ed una posteriore, la forma della carlinga ma soprattutto il marchio e il nome della fabbrica del veicolo, in bella mostra sulla carena anteriore, richiamava inconfondibilmente il mondo dell’aviazione: Messerschmitt. Il veicolo filava tranquillamente percorrendo la discesa, poi rallentava attraversando il centro di Castel di Sangro, attirando gli sguardi curiosi dei passanti, che potevano intravedere attraverso la cappottina trasparente, le figure di due persone sedute sui divanetti di tipo automobilistico, posti uno dietro l’altro. Il mezzo non si fermava, ma proseguiva in direzione del fiume Sangro e quindi s’inerpicava lungo la strada che conduce a S. Pietro Avellana. Il paesello presentava ancora i segni della devastazione tedesca del decennio precedente; a edifici nuovi o in via di ricostruzione, facevano compagnia le macerie e i resti di qualche pezzo di muro rimasto ancora in piedi. Giunto nei pressi della piazza, agli sguardi attoniti dei presenti, sorpresi dal passaggio di quel mezzo meccanico ma ancora di più dalla sua forma inusuale, si aggiungeva il cenno di saluto di qualcuno che aveva riconosciuto i due uomini seduti all’interno. Un rapido scambio d’informazioni tra i passanti, mentre il Messerschmitt, si avviava a percorrere l’ultimo tratto di strada che lo separava dall’arrivo: il piazzale della Chiesa. Finalmente il veicolo, di un colore giallo chiaro, si ferma; la carlinga trasparente si apre ribaltandosi sul lato destro, il conducente spegne il motore, caldo dei chilometri percorsi da Pescara fino al paesello, e i bambini, che attirati dalla novità li avevano seguiti, riconoscono il maestro Peppino, che era alla guida, e il passeggero Don Michele Messore.
Don Michele, parroco di S. Pietro Avellana dal 1949 al 1974, era solito andare in giro con una Lambretta, ed era conosciuto per la sua passione per la pesca. Lo si vedeva spesso scendere al fiume con il suo scooter, e tornare quasi sempre con il cestino pieno di pesci. Evidentemente aveva sostituito la vecchia lambretta con il nuovo fiammante Messerschmitt, perché essendo questo dotato di cabina chiusa gli consentiva di ripararsi facilmente dalla pioggia e dal freddo; ma ci fu chi, ironizzando sulla sua abilità di pescatore, pensò che l’acquisto era stato necessario per consentirgli di trasportare i pesci che pescava in gran quantità, poiché le dimensioni del nuovo mezzo, più generose di quelle della lambretta, gli consentivano di stivarli e trasportarli comodamente.
Quale fu il vero motivo che indusse il parroco all’acquisto dell’originale mezzo di trasporto, probabilmente non lo sapremo mai; sappiamo, però, che l’abilità di D. Michele come “pilota”, non fu mai decantata come quella di pescatore.
Il Messerschmitt KR 175, biposto in tandem.
Il Messerschmitt KR 175: apertura della carlinga.
Il Messerschmitt KR 175: vista frontale.