La Famiglia Marracino
(Si ringrazia Claudio Iannone per aver fornito le informazioni
necessarie alla realizzazione di questa pagina)
Marracino di Marracino vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, era uno dei maggiori locati della regia Dogana di Foggia. La sua famiglia fu tra le poche ad avere sepoltura nella chiesa di Vastogirardi, e che vivevano all’interno delle mura del castello, di cui componevano la “corte”. Come locato della Dogana di Foggia, Marracino professò 2130 pecore anteriormente al 1700, 6200 nel 1700, 3200 nel 1740. Il suo nome è indicato anche nell’elenco dei soliti che possedevano animali grossi in Saccione. Marracino sposò Loreta Pinti da cui ebbe, Giuseppe, marito di Vittoria de Santis che apparteneva alla famiglia di Santo di Santo (o de Sanctis, 1559-1639), un uomo di umili origini[i] che fece fortuna come procuratore dei baroni Petra e della confraternita del Santissimo di Vastogirardi, diventando uno dei maggiori locati della Dogana, nonché feudatario di Acquaviva d'Isernia e Caccavone (feudi rivenduti in seguito ai Petra).
Giuseppe e Vittoria ebbero tre figli: Rosanna (n. 1698), Felice (n. 1706), speziale di medicina e Susanna, anche lei locata della Dogana[ii], che sposò a Vastogirardi, il 28 luglio 1736, il medico Giovanni Battista* Mariani di San Pietro Avellana (n. 25 sett. 1715).
Felice Marracino, invece sposò Costanza Marzella. Ebbero tra figli: Liborio (n. 14 gen. 1744), Generoso (n. 22 feb. 1746) e Giovanna (n. 28 mar. 1741), che sposò Nicola Maria del Monaco.
[i] Vincenzo Petra ricorda le sue umili origini descrivendolo come “garzone di macellaro” e “venditore di citrangole”, ma fece fortuna divenendo uno dei più ricchi armentari del Molise; nel 1620 possedeva ben 23.420 pecore. Dal fondo Relevi dell'Archivio di Stato di Napoli (busta 13, n. 122; cfr. I feudi nel contado di Molise, di Maria Natalina Ciarlieglio, Palladino Ed. 2013) si evince che fu feudatario di Acquaviva Collecroce, dei feudi di Cerritelli, Civitella, Macchia Bovina, Quarticcioli, Spina e di Caccavone (oggi Poggio Sannita), nei quali lasciò come suo successore (1640) il nipote ex fratre Francesco de Sanctis. Un suo omonimo discendente, Santo de Santis, trasferitosi ad Agnone, divenne nobile in quella città nel ‘700.
[ii] Nel 1760, professò 3000 pecore. Questo patrimonio pervenne a suo figlio, Gennaro Maria Mariani.